Da Nietzsche all’haiku come arte zen

L’originale visione induista della mente advaita, non duale, ripresa anche dalla mente mushin zen e dal wu wei taoista, richiede un salto quantico da parte della coscienza, che deve abbandonare le speculazioni del fare, del giudizio, del calcolo e della ricerca dell’utile.
Ogni orpello può essere abbandonato aprendo le finestre e facendo sempre entrare aria nuova e la volontà di potenza (Wille zur Macht) di Nietzsche , che si basa sul perpetuo rinnovamento e rivingorimento dei nostri valori, sembra essere l’ideale metafisico che meglio si adatta a questo stato mentale, soprattutto se riferito al mondo attuale.
Ma proprio nel momento in cui la mente ordinaria, sottoposta alla volontà, assume la forza dell’acqua che scorre, ecco che tutto si accavalla, perdendo ogni contorno, paradossalmente come accade alla mente mushin, in cui tutti i valori perdono il loro significato.
Quindi davvero tutto è riconducibile a Nietzsche?
La natura umana ci insegna che non possiamo non nutrirci di Nietzsche, perchè è con la mente duale che risolviamo i problemi pratici, come prendere il tram giusto al mattino o controllare le bollette, ma nello stesso tempo non dobbiamo cadere nell’errore di credere che tutto finisca con lui.
In questo caso, nel caso nasca quest’esitazione, allora si manifesterà una grande opportunità.
Questo dubbio, questa esitazione potrà essere feconda, perchè è da lì che può nascere il bisogno di zen.
Nietzsche e lo zen concordano sul fatto che l’uomo debba risvegliarsi, quindi nella diagnosi sono molto simili e concordano anche su molte cause, come ad esempio il ruolo dell’ego.
superhombre-segun-nietzsche-ubermenschE’ sulla terapia che invece differiscono, perchè Nietzsche punta all’oltreuomo o superuomo (Übermensch) attraverso la presa di coscienza della mente ordinaria, attraverso il nichilismo attivo, rimane nei processi mentali ordinari e non va oltre la denuncia filosofica, invece lo zen parte dall’uomo e dalla mente ordinaria e la trascende, perchè ci dice che con la pratica, con l’esperienza personale, possiamo trasformare l’uomo in un Buddha e la mente ordinaria in mente mushin, ritrovando così la nostra vera natura.
Con la sua gnoseologia, Nietzsche rimane nel fiume che scorre, lo zen, pur restando nel fiume, con la pratica, lo dissolve del tutto.
In questo caso, nel caso si scelga l’esitazione e si decida di fare il salto quantico, la poesia haiku può essere di grande aiuto, perchè essa stessa allora diventa parte della pratica zen: haiku come arte zen, haiku come strumento di consapevolezza, haiku come approccio per comprendere l’essenza di ogni aspetto della realtà.

4 pensieri riguardo “Da Nietzsche all’haiku come arte zen”

  1. Interessante e affascinante.
    Cerco, anch’io, di dare questa fluidità del pensiero, questa ricerca di valori e di conoscenza nel mio blog.

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  2. Bella analisi! Io ho sempre pensato che il simpatico baffone fosse uno che ha preso lo zen “dalla parte opposta”, infatti ne adoro l’approccio… tutta ‘sta potenza nata dall’assenza di bisogno di esercitarla!

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